In questi mesi una parte importante di operatori Iva – poco meno di 2 milioni – sta gradualmente adottando il processo di memorizzazione e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi, come previsto dall’articolo 2, comma 1, del Dlgs 127/2015. Si tratta di tutti coloro che effettuano commercio al dettaglio e attività assimilate e, negli ultimi 44 anni, hanno emesso scontrini o ricevute fiscali per certificare le proprie cessioni di beni o prestazioni di servizi. Un processo che si affianca a quello già ormai a regime dell’e-fattura, portando l’Italia ad essere il primo e unico Paese in Europa ad aver digitalizzato i documenti fiscali di certificazione dei ricavi e compensi di quasi tutti gli operatori Iva residenti.

Ma non si tratta solo di una mera dematerializzazione di documenti. Nell’impostare le disposizioni normative il legislatore ha previsto dei solidi paletti in relazione alla garanzia che – una volta effettuata l’operazione – i dati fiscali della stessa trasmessi all’Amministrazione non possano essere alterati. Se con la fatturazione elettronica ciò avviene grazie al passaggio del file della fattura dal Sistema di interscambio, sul fronte dei corrispettivi telematici la garanzia di inalterabilità dei dati è insita nella fase di memorizzazione degli stessi attraverso il registratore di cassa telematico ovvero il software gratuito messo a disposizione dall’agenzia delle Entrate nel portale «Fatture e corrispettivi».

Si tratta di una riforma importante, complessa, certamente onerosa almeno in fase di realizzazione tanto per le imprese e i professionisti quanto per l’Amministrazione finanziaria. I primi sono chiamati non solo ad abbandonare la carta, ma a cambiare – chi in modo più rilevante chi meno – le proprie abitudini e i processi amministrativi. La seconda è chiamata dalla legge non solo ad attuare dal punto di vista regolamentare questi processi, garantendo – insieme a Sogei – la sicurezza e la continuità dei flussi informativi, ma anche a intercettare e risolvere tempestivamente gli elementi di criticità, i dubbi interpretativi, le difficoltà tecniche degli operatori.

In questa intensa fase di cambiamento, pertanto, è comprensibile che ci si interroghi sui reali benefici di questa riforma ed è difficile scorgere finalità diverse da quelle del contrasto all’evasione e del recupero di gettito erariale, come peraltro puntualmente stimato nelle relazioni tecniche che accompagnano le disposizioni normative del Dlgs 127/2015.

Tuttavia, questi nuovi processi e il loro articolato percorso di attuazione – se portato avanti attraverso il confronto costruttivo tra Amministrazione e le associazioni di categoria – rappresentano l’occasione per razionalizzare adempimenti, correggere consuetudini spesso non rispettose delle norme fiscali, sviluppare servizi a valore aggiunto (molti dei quali messi gratuitamente a disposizione dall’Agenzia delle Entrate) in grado di supportare gli operatori e i loro consulenti nella fase di contabilizzazione, liquidazione e dichiarazione dell’Iva e delle altre imposte.

Nel pieno rispetto delle regole europee della privacy, come accaduto per la fatturazione elettronica anche la digitalizzazione del vecchio scontrino e della ricevuta fiscale consente di gestire con immediatezza i dati dei corrispettivi in modo da automatizzare i processi amministrativi, ridurre errori e omissioni, tenere più facilmente sotto controllo i conti, far emergere in modo più evidente fenomeni di occultamento dei ricavi e compensi ovvero omessi versamenti periodici Iva.

In questo scenario, la lotteria degli scontrini e gli incentivi ai pagamenti elettronici rappresentano – evidentemente – tasselli complementari della digitalizzazione dei processi di certificazione fiscale per stimolare la compliance e orientare sempre più l’azione dell’Amministrazione finanziaria verso un confronto predichiarativo con i contribuenti.

Gli effetti di questa riforma, tanto fiscali quanto di crescita digitale e competitività del sistema Paese, si potranno misurare solo nel medio periodo e saranno condizionati dalla stabilità nel tempo del quadro normativo così come dalla capacità delle imprese, dei professionisti, delle loro associazioni e dell’Amministrazione finanziaria di sfruttare il cambiamento per efficientare i propri processi di lavoro.

A cura di Mario Carmelo Piancaldini