I diversi colloqui che il Dottore Commercialista intrattiene con i propri clienti nel corso della settimana lavorativa, vengono spesso ad essere spunto per riflessioni che vanno oltre la mera consulenza fiscale e tributaria. Il nostro interlocutore, stabilendo sempre più un rapporto di fiducia nei confronti del professionista, tende ad esporgli innumerevoli problematiche che riguardano la sua realtà aziendale e non solo.

Una di queste, molto ricorrente negli ultimi mesi, è quella relativa alle difficoltà di accesso al sistema creditizio che i piccoli imprenditori incontrano a cospetto degli istituti bancari. Le idee imprenditoriali che mirano a lanciare una nuova azienda o ad ampliare un’attività d’impresa già esistente hanno bisogno, inevitabilmente, di essere supportate da risorse finanziarie che, purtroppo e troppo spesso, vengono erogate a fatica da un sistema bancario oramai al collasso, divenuto riottoso ad iniettare liquidità sui conti correnti degli impresari che ne fanno richiesta.

Ciò provoca negli operatori economici sfiducia e sconforto, per di più se si considera che richieste di accesso al credito non particolarmente cospicue sono assoggettate a sproporzionate pretese di garanzie, fideiussioni, avalli o a calcoli di rating al limite del paranoico. Nel caso in cui l’imprenditore ottenga, almeno, il tanto sospirato “semaforo arancione”,  il direttore locale di filiale è obbligato ad acquisire il via libera al finanziamento da parte degli Uffici centrali attivando, di conseguenza, procedure burocratiche capaci solo di complicare l’erogazione del prestito rallentando, indirettamente, il ritmo produttivo del sistema paese. Ci troviamo dinnanzi ad una realtà in cui ricevere un finanziamento, a sostegno della propria attività economica, è diventato un vero e proprio rebus da risolvere.

E’ necessario, quindi, che le banche tornino in fretta a fare del “credito alle piccole e medio imprese”,  il proprio core business, abbandonando quelle politiche d’investimento verso ”derivati tossici” o altri prodotti similari che hanno dimostrato, nel tempo, di risultare fallimentari o addirittura nocivi per tutto il sistema bancario.

A cura di Fabio Caravaggio